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“Un italiano passa in media 2.950 ore della sua vita a stare fermo nel traffico. Ci sono modi più divertenti di passare il tempo, usa la bici”.

Di fronte al problema della cattiva qualità dell’aria, uno degli obiettivi da porsi è di superare la resistenza al cambiamento degli stili di vita da parte di alcuni cittadini. Come? Lo abbiamo chiesto a Simona Larghetti, Presidente della Consulta comunale della Bicicletta e fondatrice e presidente di Salvaiciclisti Bologna, da anni impegnata in attività di sensibilizzazione, comunicazione e mobilitazione sul tema della mobilità ciclistica.
“Per mobilitare le persone bisogna renderle consapevoli del rischio che corrono e dell’impatto che hanno i loro comportamenti quotidiani. Inoltre, spronarli al miglioramento e far capire loro che il cambiamento può e deve avvenire per il benessere collettivo”.

È infatti ormai ampiamente dimostrato che tra le fonti di inquinamento prevalenti ci sono il traffico urbano, il riscaldamento civile e gli allevamenti intensivi: tutti elementi, dunque, su cui anche il singolo cittadino può fare la differenza con le sue scelte e le sue azioni quotidiane. Ecco allora tre consigli pratici che tutti possiamo fin da oggi seguire. Per rendere più sostenibile il nostro modo di muoverci, “analizziamo gli spostamenti che facciamo in auto e capiamo quali di essi possono diventare percorsi a piedi, in bici o con i mezzi pubblici”. Si possono infatti differenziare i mezzi di trasporto a seconda delle specifiche esigenze, senza dare per scontato che utilizzare l’auto sia la scelta più efficace in termini di tempo (ad esempio, spesso si perde molto tempo per trovare parcheggio). “Per fare un esempio, sono tanti i genitori che dopo aver accompagnato i figli a scuola devono raggiungere un luogo di lavoro che si trova più lontano e usare l’auto sembra imprescindibile. Allora, il mio consiglio è di accompagnare i figli a piedi, dedicando loro quindi anche un tempo di maggiore qualità, per poi tornare a casa a prendere l’auto: un piccolo sforzo che però, unito a quello di tanti genitori, può fare la differenza”. Il secondo consiglio è quello di “abituarci ad abbassare il termometro del riscaldamento negli uffici, dove spesso si arriva a temperature anche di 25°, salvo poi accendere l’aria condizionata a 18° quando è estate! Condividere tali scelte con i colleghi e metterle in pratica può essere il primo passo verso la rottura di abitudini insensate che si protraggono nel tempo solo perché nessuno le mette in discussione e per migliorare anche il nostro benessere”. Rispetto ai numerosi allevamenti presenti nella nostra Regione - e qui arriviamo al terzo e ultimo consiglio - “potremmo iniziare a contare quante volte mangiamo la carne e impegnarci a dimezzare o comunque a diminuire questo numero”.
Piccoli cambiamenti dei nostri stili di vita sono quindi possibili e fondamentali, ma anche la pubblica amministrazione deve fare la sua parte “ed essere di esempio: negli uffici pubblici quindi non può esserci una temperatura di 25° quando si chiede ai privati di abbassarla”. Non solo. Per affrontare temi complessi come quello dell’inquinamento, anche il coinvolgimento dei cittadini nei processi decisionali diventa imprescindibile: “i cittadini che si attivano devono essere maggiormente riconosciuti e sostenuti dall’amministrazione. Auspico quindi che le istituzioni si sforzino per catalizzare e valorizzare sempre di più le energie provenienti dal basso, cercando di comprendere e accettare anche le eventuali criticità che possono essere sollevate”.

> Scarica l'intervista (.pdf, 381KB)

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