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data evento: 25-01-2023

Dalla collaborazione tra ACER e il Comune di Bologna nasce un progetto strategico di rigenerazione urbana e sociale all’interno del quartiere Barca: Il Treno della Barca.
Si tratta della riqualificazione di undici locali sia da un punto di vista infrastrutturale e di riduzione dei consumi energetici, che da un punto di vista sociale attraverso attività culturali e creative.

Sette locali ristrutturati all’interno del portico sono stati messi a bando per ospitare percorsi di auto imprenditoria giovanile, con particolare riferimento alle categorie a rischio di esclusione sociale e alle cosiddette industrie culturali e creative (ICC), due locali sono assegnati ai centri educativi giovanili, mentre altri due sono assegnati al settore biblioteche e welfare culturale nell’ambito del Patto per la Lettura per attività inclusive, culturali, socio educative e rappresentano anche la sede dei cosiddetti “capitreno”, community manager individuati tra gli agenti di prossimità della Fondazione Innovazione Urbana con un ruolo di raccordo fra le realtà che popolano il Treno della Barca.

L’edificio “Treno” si trova quindi al centro di una strategia di sviluppo urbano che è intervenuta su più fronti e sta perseguendo l’obiettivo di dare vita a una comunità più coesa, attiva e ben integrata sul territorio, che possa collaborare alla gestione di spazi rigenerati rinsaldando il senso di appartenenza. Il porticato del treno della Barca è stato anche ricompreso nell'area oggetto di candidatura dei Portici Patrimonio Unesco.

Abbiamo raggiunto Federica Legnani, Responsabile Portici Patrimonio Mondiale - Direzione Generale, per farci spiegare le ragioni di questo prestigioso riconoscimento e Manuela Faustini Fustini, Direttrice del settore Edilizia Pubblica. Dipartimento Lavori Pubblici, Mobilità, Patrimonio del Comune di Bologna per farci illustrare la tipologia di intervento recentemente realizzato.

Federica Legnani, qual è la storia dell’area oggetto di intervento?
Dopo la seconda guerra mondiale, Bologna si trova ad affrontare le dolorose conseguenze dei bombardamenti tra cui la necessità di dare una casa a coloro che l’avevano persa. La grande ricostruzione post bellica si concretizza in nuovi quartieri realizzati in territori anche molto lontani dal centro urbano, caratterizzati da architetture contemporanee, molto diverse da quelle della tradizione storica bolognese.
Tra gli ampliamenti urbanistici, uno dei più importanti è la realizzazione del quartiere Barca, in una grande zona di espansione prevista dall’allora Piano Regolatore Generale. L’insediamento è agevolato da un’operazione congiunta tra Comune e IACP (Istituto Autonomo Case Popolari), i quali nel biennio 1954-56 hanno “un programma di acquisizione di terreni, finalizzato alla formazione di un ampio demanio pubblico”: il quartiere è realizzato nell’ambito del Coordinamento Edilizia Popolare (CEP) e del piano INA-Casa. La costruzione inizia nel 1957 e si protrae per più fasi, dal 1962 fino a metà degli anni ottanta. La progettazione viene affidata a un gruppo coordinato da Giuseppe Vaccaro, bolognese di origine, ma da anni trasferitosi a Roma.
Il quartiere si estende per circa 43 ettari ed è caratterizzato da una bassa densità abitativa, da ampi spazi verdi e dotato di una forte riconoscibilità a livello di disegno di suolo e urbano. L’area scelta, che al tempo era piena campagna, è delimitata ad ovest dal fiume Reno; inoltre la presenza nella zona di alcune linee elettriche ad alta tensione inamovibili e le relative fasce di rispetto hanno condizionato l’assetto del quartiere.
Il quartiere si sviluppa attorno all’asse stradale di spina incurvata di via Tommaseo/via Leonardo da Vinci, affiancata su un lato dal Treno, lunghissimo edificio porticato a destinazione residenziale e commerciale. All’intorno, l’edilizia residenziale è disposta secondo un concept a scacchiera e composta da diverse tipologie edilizie: oltre al Treno, si trovano edifici in linea di 2-3 piani fuori terra a forma di H, sei edifici residenziali a barra di 9 piani e alcuni edifici uni e bifamiliari. Tutte le abitazioni sono organizzate in "unità di vicinato", dotate di attrezzature collettive.
Volendo unificare al massimo i dettagli costruttivi dei diversi edifici, Vaccaro decide di lasciare a vista il paramento murario in laterizio, così come le strutture portanti in calcestruzzo armato. La ripetizione degli infissi lignei (progettati per quest’intervento specifico) costituisce poi un ulteriore esempio del processo di unificazione e standardizzazione degli elementi costruttivi.
Nell’area est del quartiere trovano posto le attrezzature pubbliche: un complesso parrocchiale, asili, scuole, mercati, un ambulatorio, una delegazione comunale, attrezzature sportive, i giardini pubblici. Solo alcune di esse sono state effettivamente realizzate.
Del progetto complessivo iniziale se ne realizza solo una parte: dei 40.000 abitanti previsti il quartiere ne ospiterà circa 11.000, e non tutte le attrezzature collettive pensate in origine vengono effettivamente costruite.

Quali motivazioni e caratteristiche del Treno della Barca hanno portato a candidare la porzione di porticato della Barca all'interno di questa prestigiosa candidatura dei Portici Patrimonio Unesco?
Il sito I Portici di Bologna è un sito “seriale”, nel senso che è un insieme di 12 componenti che contribuiscono tutte a sostanziare quell’eccezionale valore universale che è il requisito indispensabile per essere iscritti nella World Heritage List. Il Treno della Barca, in questo contesto, è un elemento indispensabile, perché è l’espressione contemporanea del portico, costruito in un luogo periferico, distante fisicamente dalla città storica, proprio per poter mantenere attivo il legame con essa. Il portico a Bologna è comunità, un nuovo insediamento ha bisogno del portico per consolidare i rapporti tra i suoi abitanti. Inoltre si tratta di un edificio di grande qualità progettuale e costruttiva, nonostante si tratti di edilizia economica, molto ben conservato e quindi autentico ed integro, che sono altri due requisiti fondamentali per l’iscrizione nella World Heritage List (WHL).

La richiesta d’iscrizione è stata accompagnata da un Piano di Gestione del portico come “bene comune”. In cosa consiste?
Il Piano di Gestione è uno degli elaborati del Dossier di Candidatura. L’UNESCO prima di iscrivere un sito nella WHL vuole anche assicurarsi che ci sia un piano per mantenere e valorizzare l’eccezionale valore universale riconosciuto. Questo è l’obiettivo del Piano di Gestione che propone e mette a sistema una serie di azioni molto concrete e molto diverse fra loro. Bisogna ricordare che generalmente il portico è una parte di un edificio e come tale ha la stessa proprietà dell’edificio, pubblica se pubblica, privata se privata, ma il suo uso è sempre pubblico e come tale non può che essere considerato un bene comune. Anche se gli oneri relativi alla pulizia, alla manutenzione e al restauro restano in capo ai (privati o pubblici) proprietari, la gestione di questo bene non può che investire la collettività intera, perché è essa che ne trae beneficio, potendo passeggiare all’asciutto quando piove e all’ombra quando il sole batte forte. Il Piano di Gestione coordina quindi le azioni dei privati proprietari, generalmente importanti interventi di restauro conservativo, le azioni degli enti pubblici direttamente indirizzati ai beni di loro proprietà, non solo interventi di restauro e manutenzione, ma anche azioni di valorizzazione, di studio e di divulgazione, le azioni di associazioni o di singoli, impegnati sia per la pulizia e manutenzione, sia per valorizzazione in senso più lato. Tutte queste azioni hanno una ricaduta positiva sul “bene comune”, ovvero sui portici in quanto manufatto, ma anche sulla comunità intera che contribuisce ad un obiettivo collettivo.

Quale il valore di questo riconoscimento anche a livello sociale?
La WHL non contiene al suo interno molti siti espressione della cultura moderna e contemporanea. Aver inserito il Treno nella serie dei Portici di Bologna ha quindi un significato molto forte, che si diffonde a livello mondiale: è importante che le generazioni future possano avere testimonianze anche della nostra epoca, anche dell’architettura destinata alle persone comuni, perché qualità e valori si trovano anche lì. Questa attenzione planetaria cambierà il quartiere popolare che non sarà più un luogo di marginalità, gli abitanti con il tempo acquisteranno una nuova consapevolezza riguardo al posto in cui vivono, impareranno a guardare con occhi diversi il loro contesto quotidiano e, se lo vorranno, saranno i protagonisti di un riscatto sociale. L’amministrazione comunale crede molto in questo, tanto da aver deciso di investire rinnovando alcune unità commerciali sotto il portico, migliorandone l’efficienza energetica e assegnandole tramite bando ad associazioni culturali.

Arch. Manuela Faustini Fustini, quali interventi di manutenzione straordinaria sono stati messi in opera per riqualificare gli alloggi e più in generale l'area oggetto di intervento?
L’intervento ha riguardato undici locali commerciali posti al piano terra, non più utilizzati e fortemente degradati, con l’obiettivo di rinnovarli e migliorarli anche dal punto di vista dell’efficienza energetica: sono stati ad esempio realizzati dei servizi igienici, inclusi quelli per persone con disabilità, sono stati sostituiti i serramenti, con le relative opere murarie, sono stati rinnovati gli impianti, isolati i cassonetti contenenti le serrande e realizzato ogni altro intervento necessario a completare l’intervento.

Quali sono state le maggiori criticità?
Dato che il Treno della Barca risulta essere classificato edificio di interesse culturale e testimoniale del Secondo Novecento, in fase di progettazione e nello specifico del profilo dei serramenti esterni, è stata posta particolare attenzione al disegno del profilo/sezioni dei serramenti, ripercorrendo il più fedelmente possibile il disegno di Vaccaro, progettista dell'intera costruzione.

Quali interventi hanno permesso una migliore gestione energetica degli edifici?
L’intervento principale ha riguardato proprio i serramenti: precedentemente infatti erano in ferro non a taglio termico. Li abbiamo sostituiti con nuovi serramenti sempre in ferro ma a taglio termico (cioè con materiale isolante a bassa conducibilità termica) e abbiamo isolato anche i cassonetti che contengono le serrande: questo garantirà un miglioramento nella gestione energetica di ognuno dei locali.

Intervista di Silvia Santachiara

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