Fino a metà aprile negli spazi dell'Urban Center le mostre dedicate ai beni confiscati alla criminalità e ai progetti di Leone Pancaldi. Due mostre nel segno dell'architettura che arricchiscono il percorso espositivo proposto ai visitatori.
In queste settimane la Sala Atelier e la Sala Esposizioni dell'Urban Center Bologna ospitano due mostre dedicate alle città e agli spazi urbani: fino al 14 aprile "Leone Pancaldi, un archivio per la città. Arte, architettura ed impegno civile", promossa dall'Ordine degli Architetti di Bologna e dalla Fondazione Gramsci Emilia-Romagna e dedicata all'architetto e pittore bolognese in concomitanza con il centenario della nascita; fino al 18 aprile, invece, "RIPRESI! I beni confiscati alla criminalità organizzata in Emilia Romagna", promossa da Libera Emilia Romagna in collaborazione con il Master universitario in Gestione e riutilizzo di beni e aziende confiscati alle mafie “Pio La Torre.
Leone Pancaldi (1915/1995) è autore di numerosi progetti di valenza pubblica e urbana, realizzati principalmente a Bologna, sua città natale. Al lavoro di architetto ha affiancato fin dagli studi all’Accademia di Belle Arti l’opera pittorica, che per lui ha sempre costituito un ulteriore ambito di scambio con la società civile. Il suo archivio viene oggi affidato dagli eredi alla Fondazione Gramsci Emilia-Romagna e all’Ordine Architetti di Bologna.
La Fondazione Gramsci, grazie alla Fondazione del Monte, nei prossimi mesi predisporrà alla consultazione la documentazione che testimonia la prigionia di Leone Pancaldi nei campi tedeschi durante la seconda guerra mondiale e valorizzerà quella parte dei documenti legata alle vicende culturali della città di Bologna. L’Ordine Architetti avvierà, invece, una ricognizione dei materiali relativi all’attività professionale di Pancaldi, per renderli consultabili, proseguendo inoltre l’azione divulgativa avviata con i fondi archivistici di architettura già conservati.
"Ripresi", parte delle iniziative promosse in occasione della XX Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie che Bologna ha ospitato il 21 marzo scorso, documenta attraverso le immagini la situazione attuale per quanto riguarda il numero, l’ubicazione e il riutilizzo a fini sociali dei beni sequestrati alla criminalità organizzata in Emilia-Romagna.Il percorso espositivo, curato da Cristina Berselli e Federica Terenzi, è illustrato da fotografie di Ivano Adversi e Alessandro Zanini. La mostra è un’occasione per comprendere il grado e la profondità dell’infiltrazione delle organizzazioni criminali nel nostro territorio, ma anche come le esperienze di riutilizzo siano testimonianza di una volontà virtuosa di riappropriazione di questi beni, che possono diventare una risorsa per la comunità.
Cuore dell'esposizione il grande plastico del territorio metropolitano bolognese, animato da proiezioni colorate, che supporta i visitatori nella comprensione della geografia della città e dei contenuti.